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Grafico freelance vs dipendente: tasse, INPS, netto e costi a confronto

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Autore articoloRedazione ABC

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Grafico freelance vs dipendente: tasse, INPS, netto e costi a confronto

Se stai pensando di intraprendere una carriera nel mondo della grafica, prima o poi ti troverai davanti a una domanda cruciale: meglio lavorare come dipendente in un’agenzia o buttarsi come freelance con Partita IVA?

Non è solo una questione di “quanto guadagno a fine mese”, ma di capire come cambiano le regole del gioco: tasse, contributi INPS, IVA, ferie, malattia, ma anche libertà creativa, possibilità di crescita e stabilità del reddito.

Da dipendente hai la sicurezza di uno stipendio fisso, ferie pagate e contributi versati dal datore di lavoro. Da freelance invece sei tu il “capitano della nave”: decidi clienti, orari e progetti, ma ti devi occupare di tutto, dalle fatture ai versamenti fiscali.

In questo articolo ti aiuto a mettere ordine tra cifre e concetti che spesso creano confusione: costo del lavoro vs stipendio netto, fatturato lordo vs guadagno reale, IVA, INPS e regime forfettario. Così potrai capire davvero cosa cambia tra le due strade e scegliere con consapevolezza quale percorso si adatta meglio ai tuoi sogni (e al tuo portafoglio).

In sintesi:

Guadagni medi: grafico dipendente

Quando si parla di stipendio da dipendente nel settore della grafica, la prima cosa da ricordare è che in Italia la retribuzione è regolata da contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL): ad esempio quello delle aziende grafiche ed editoriali o quello delle agenzie di comunicazione. Questo significa che ci sono delle tabelle con minimi contrattuali, che variano in base all’inquadramento (junior, impiegato con esperienza, quadro, ecc.) e all’anzianità di servizio.

Quanto si guadagna davvero

Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il reddito medio annuo dei lavoratori dipendenti in Italia è di circa 25.000 €. Nel settore creativo e grafico, però, soprattutto nelle fasi iniziali della carriera, è più realistico partire da RAL (retribuzioni annue lorde) intorno ai 20.000–23.000 €. Questo si traduce in uno stipendio netto mensile di circa 1.200–1.400 €, variabile in base a detrazioni fiscali, contributi e regione di residenza.

Con l’esperienza, i numeri cambiano. Un grafico senior in un’agenzia strutturata può arrivare a 28.000–32.000 € lordi annui, mentre i ruoli di responsabilità (es. art director, coordinatore creativo) possono spingersi oltre i 35.000–40.000 € lordi. In grandi aziende o reparti marketing interni di multinazionali i livelli possono essere ancora più alti, ma restano eccezioni nel panorama medio italiano.

Differenze geografiche

Come in tanti altri settori, anche qui la geografia pesa molto. A Milano o a Roma gli stipendi per un grafico dipendente tendono a essere più alti, per via del costo della vita e della concentrazione di agenzie e grandi brand. Al Sud e nei centri più piccoli, invece, le retribuzioni medie restano spesso più basse, con differenze che possono arrivare anche al 20-25% in meno per lo stesso ruolo.

Benefit e stabilità

Essere assunti come dipendenti significa non solo percepire uno stipendio, ma anche beneficiare di una serie di tutele e vantaggi: ferie e malattie pagate, tredicesima (e in alcuni casi quattordicesima), TFR e contributi previdenziali versati in automatico dal datore di lavoro. Sono elementi che non compaiono nello stipendio mensile ma che fanno parte del “pacchetto” complessivo.

Guadagni medi: grafico freelance

Se da dipendente lo stipendio è abbastanza prevedibile (RAL, netto in busta, tredicesima ecc.), da freelance il discorso cambia completamente: qui non hai un “fisso” garantito, ma tutto dipende da quanto fatturi e da quanti clienti riesci a gestire.

Quanto fattura un grafico freelance in Italia

Secondo i dati del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), i lavoratori autonomi dichiarano in media circa 75.000 € annui. Attenzione però: questa cifra è fortemente influenzata da professioni con redditi molto alti (avvocati, medici, consulenti). Nel settore creativo e grafico, i numeri sono più bassi: diverse survey di settore (come quelle riportate da associazioni professionali di designer) mostrano che un grafico freelance junior in Italia fattura spesso tra i 15.000 e i 25.000 € annui, mentre un professionista con esperienza può superare i 40.000–50.000 €.

Non è raro che freelance molto specializzati (ad esempio in UX/UI o motion design) raggiungano anche 60.000–70.000 € annui, soprattutto se lavorano con aziende medio-grandi o clienti internazionali. D’altro canto, chi lavora prevalentemente con piccoli clienti privati o micro-aziende può restare su fatturati modesti, anche sotto i 20.000 €.

Tariffe orarie e a progetto

Uno degli aspetti più difficili all’inizio è capire quanto farsi pagare. In Italia, le tariffe medie di un grafico freelance variano molto:

  • Junior: 20–30 € l’ora
  • Mid-level: 35–50 € l’ora
  • Senior/specializzato: 60–80 € l’ora (o più per consulenze strategiche)

Molti lavori però non vengono pagati “a ora”, ma a progetto. Ad esempio:

  • Logo design: 300–800 € (junior) fino a 1.500–2.000 € (senior)
  • Sito WordPress base: 1.000–3.000 €
  • Campagna social con grafiche: 500–1.500 € al mese
  • UX/UI per app/web complessa: 3.000–7.000 €

Questi valori sono indicativi, ma danno l’idea del range: come freelance, sei tu a dover calcolare la tariffa tenendo conto delle ore reali di lavoro, dei costi fissi (software, INPS, tasse, commercialista) e del tempo “non fatturabile” (preventivi, email, amministrazione).

Tipologia di clienti

Il tipo di cliente influisce tantissimo sui guadagni:

  • Privati e micro-imprese: pagano meno, spesso hanno budget limitati. Utile per iniziare, ma difficile crescere troppo.
  • Agenzie di comunicazione: collaborazioni continuative, compensi medio-bassi ma flusso di lavoro più costante.
  • Aziende medio-grandi: budget più alti, ma anche richieste professionali e tempi serrati.
  • Clienti internazionali: grazie al lavoro da remoto, oggi tanti grafici italiani collaborano con startup e brand all’estero, spesso con tariffe più alte rispetto al mercato interno.

Quanto conta la specializzazione

Non tutti i grafici freelance guadagnano allo stesso modo. Alcuni ambiti sono molto più redditizi di altri:

  • Branding e identità visiva → alto valore percepito, possibilità di tariffe premium.
  • UX/UI design → forte domanda dal mondo digitale, compensi alti e crescita continua.
  • Packaging design → buoni margini, ma dipende molto dal tipo di clienti (alimentare, cosmetica ecc.).
  • Motion graphics e video animazione → settori emergenti con tariffe elevate, pochi specialisti.
  • Social media e content design → richiesta altissima, ma tariffe spesso più basse e concorrenza forte.

Costi e sfide del freelance vs vantaggi

Fare il freelance vuol dire libertà, ma anche mettere in conto spese e responsabilità che un dipendente non deve affrontare. Non basta guardare al “fatturato” annuale: per capire quanto davvero ti resta in tasca, devi considerare tutte le uscite che sostieni per lavorare.

Spese da non sottovalutare

Un grafico freelance deve investire in tutto ciò che serve per svolgere la professione:

  • Software: la suite Adobe Creative Cloud costa oltre 60 € al mese (più IVA, se non sei in forfettario).
  • Hardware: computer performante, monitor di qualità, tavolette grafiche → anche 2.000–3.000 € di investimento iniziale.
  • Marketing e portfolio: sito web, dominio, hosting, promozione social/ADS → da poche centinaia a qualche migliaio di euro all’anno.
  • Commercialista e burocrazia: anche in regime forfettario, un minimo di consulenza serve (circa 500–1.000 € annui).
  • Contributi e tasse: ricordati che circa il 26% del tuo reddito imponibile va in INPS  e che sul reddito si paga poi l’imposta (flat tax 15% in forfettario  o IRPEF progressiva in ordinario).

In pratica, se fatturi 30.000 €, devi già mettere da parte almeno 9–10.000 € tra contributi e imposte: quello che rimane è il tuo vero “stipendio netto”.

Sfide quotidiane

La vita da freelance è fatta di progetti stimolanti, ma anche di tante incombenze che da dipendente non vedi:

  • Instabilità del reddito: un mese puoi guadagnare il doppio della media, il mese dopo quasi nulla.
  • Clienti da acquisire: non c’è ufficio commerciale che ti porta lavoro, devi trovartelo tu.
  • Fatturazione e burocrazia: emettere fatture elettroniche, rispettare scadenze fiscali, versare l’IVA se non sei in forfettario.
  • Tempo “non fatturabile”: preventivi, call, gestione email, amministrazione… tutto lavoro necessario, ma che non viene pagato.

I veri vantaggi

Non è però solo fatica: da freelance hai leve che un dipendente non avrà mai.

  • Flessibilità totale: scegli tu orari e luoghi di lavoro. Se vuoi lavorare da casa, da un coworking o da Bali, nessuno te lo vieta.
  • Controllo sui progetti: puoi decidere con chi lavorare, quali lavori accettare e quali rifiutare.
  • Crescita scalabile: il dipendente ha uno stipendio legato al contratto, il freelance può alzare tariffe, acquisire più clienti, collaborare con team o subappaltare. In pratica, puoi crescere più velocemente, se sei bravo a gestire il tuo business.
  • Diversificazione: puoi lavorare per agenzie, PMI, startup, clienti internazionali. Non sei legato a un solo datore di lavoro, ma costruisci un tuo “portafoglio” di entrate.

In sintesi: il freelance deve fare i conti con più incertezza e burocrazia, ma ha anche la possibilità di trasformare la propria attività in qualcosa di più grande e soddisfacente. È una questione di attitudine personale: c’è chi preferisce la sicurezza dello stipendio fisso, e chi non scambierebbe mai la libertà di scegliere progetti e clienti con un badge da timbrare ogni mattina.

Netto, lordo, costo e fatturato: facciamo chiarezza

Uno degli errori più comuni è pensare che il fatturato di una Partita IVA sia paragonabile alla RAL (retribuzione annua lorda) di un dipendente. In realtà, si tratta di due concetti molto diversi: vediamoli uno per uno.

  • Netto: è quello che arriva in tasca al lavoratore alla fine del mese. Per un dipendente, è la busta paga dopo tasse e contributi; per un freelance, è ciò che resta dopo aver pagato imposte, contributi e spese professionali.
  • Lordo (RAL): è lo stipendio contrattuale di un dipendente prima delle trattenute fiscali e previdenziali. Ad esempio: se la RAL è 25.000 €, il netto mensile sarà molto più basso (circa 1.350–1.400 € al mese, variabile per detrazioni e regione).
  • Costo aziendale: è quanto l’azienda spende davvero per avere quel dipendente. Comprende il lordo + i contributi previdenziali e assicurativi a carico del datore di lavoro (circa il 24–25% della RAL) + il TFR accantonato (circa il 7%). Risultato: per garantire a un dipendente 25.000 € lordi, l’azienda può arrivare a spendere 32.000–34.000 € complessivi.
  • Fatturato (freelance): è la somma di tutte le fatture emesse dal freelance al netto dell’IVA. Non è un guadagno “pulito”: da quel fatturato devono uscire contributi (circa il 26% se sei in Gestione Separata ), imposte (15% in regime forfettario  o aliquote IRPEF progressive in ordinario) e tutte le spese di attività (software, hardware, commercialista, ecc.).

Un esempio concreto

Immagina due situazioni:

  • Dipendente con RAL 25.000 €
    • Netto annuo: circa 18.000–19.000 €
    • Costo aziendale: circa 33.000 € (lordo + contributi e TFR)
  • Freelance con fatturato 25.000 € (regime forfettario)
    • Contributi INPS (~26% su imponibile): ~6.500 €
    • Imposta sostitutiva 15% (o 5% se startup) sull’imponibile ridotto: ~2.000 €
    • Netto finale disponibile: circa 16.500–17.000 €

Cosa significa? Che i 25K del dipendente e i 25K del freelance non sono affatto equivalenti:

  • Dal lato azienda, 25K di RAL “pesano” più di 30K per un netto di 18K
  • Dal lato freelance, 25K di fatturato diventano meno di 17K netti effettivi.

Per questo, quando si confrontano offerte di lavoro dipendente con opportunità da freelance, bisogna sempre ricordarsi che i numeri non vanno messi uno a uno: lordo, netto, costo e fatturato sono grandezze diverse e non confrontabili direttamente.

Conclusioni e consigli pratici

Arrivati a questo punto, dovrebbe essere chiaro: dipendente e freelance non sono due mondi paragonabili 1 a 1. Cambiano le regole del gioco, i rischi e le opportunità.

Da dipendente hai la certezza di uno stipendio mensile, ferie e malattie pagate, contributi versati senza pensarci e un percorso di carriera più lineare. In cambio, però, hai meno libertà e il tuo guadagno cresce lentamente, spesso legato a contratti e scatti di anzianità.

Da freelance puoi decidere clienti, progetti e orari. Se sei bravo a gestirti, il potenziale di guadagno può essere più alto, soprattutto in settori come UX/UI o motion design. Ma devi mettere in conto burocrazia, tasse, contributi, periodi senza entrate e l’assenza di ferie retribuite o di un TFR.

Qualche consiglio pratico per chi inizia:

  1. Non fermarti ai numeri superficiali: confronta sempre netto vs netto, e ricorda che 25K di fatturato da freelance non equivalgono a 25K di RAL.
  2. Se scegli il freelance, parti dal regime forfettario: è semplice, conveniente e ti permette di concentrarti sul lavoro più che sulla burocrazia.
  3. Accantona sempre una quota del fatturato: almeno il 40–45% per coprire contributi INPS e tasse, così eviti brutte sorprese a giugno e novembre.
  4. Investi su di te: software aggiornati, corsi, portfolio online. Sono spese, sì, ma anche leve per aumentare le tariffe.
  5. Fatti i conti in tasca sul lungo periodo: pensa a pensione, assicurazioni, periodi di stop. Un buon freelance non è solo creativo, è anche un po’ amministratore di sé stesso.
  6. Sfrutta l’esperienza dipendente: se sei alle prime armi, qualche anno in azienda ti dà competenze, contatti e sicurezza economica. Poi, se vuoi, potrai lanciarti come freelance con basi più solide.
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