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Categoria: Web design e UXWeb design e UX

Come creare personas UX: guida pratica con esempi

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Autore articoloRedazione ABC

Come creare personas UX: guida pratica con esempi

Quando si lavora a un progetto di User Experience (UX), conoscere gli utenti è essenziale per progettare prodotti e servizi che rispondano davvero alle loro esigenze. Ecco perchè uno degli strumenti più efficaci per farlo sono le personas UX, ossia rappresentazioni semi-fittizie degli utenti ideali, basate su dati reali e ricerche mirate.

Abbiamo realizzato questa guida pratica per vedere insieme come creare personas UX passo passo, quali dati raccogliere e abbiamo cercato di fornire alcuni esempi di personas da cui prendere ispirazione.

Che cosa sono le personas UX

Le personas UX sono profili che rappresentano utenti tipo del tuo prodotto o servizio. Non si tratta di personaggi inventati, ma di modelli costruiti a partire da ricerche qualitative e quantitative.

La loro funzione è aiutare il team di design, sviluppo e marketing a mantenere il focus sugli utenti reali, evitando di prendere decisioni basate solo su supposizioni.

Le personas sono importanti nella User Experience perchè:

  • Guidano le scelte di design: ogni decisione viene presa chiedendosi “aiuta davvero questo utente?”.
  • Allineano il team, tutti lavorano con una visione chiara dei bisogni del target
  • Aiutano a priorizzare funzionalità: ciò che non serve agli utenti, può essere eliminato.
  • Creano empatia: le personas trasformano i dati in storie facili da ricordare.

In sintesi, le personas sono uno strumento indispensabile per progettare esperienze digitali di successo.

Come si definiscono le personas in UX: step by step

1. Raccogliere dati sugli utenti

Prima regola d’oro: le personas non si inventano. Non basta immaginare “il nostro utente tipo” davanti al caffè ma vanno costruite su dati reali, raccolti con metodo.

La buona notizia? Non serve avere un budget da multinazionale per farlo, ci sono tanti modi semplici ed efficaci che puoi usare anche in un progetto piccolo o medio.

Interviste e focus group (ricerca qualitativa)

Parti dal contatto diretto. Organizza delle interviste one-to-one con utenti reali o potenziali: bastano anche 5-6 chiacchierate fatte bene per raccogliere insight preziosi.

Puoi chiedere, ad esempio:

  • “Qual è stata l’ultima volta che hai usato un prodotto simile al nostro? Cosa ti è piaciuto, cosa no?”
  • “Se potessi cambiare una cosa nell’esperienza, quale sarebbe?”

Consiglio pratico: non fare domande troppo generiche (“ti piace questo sito?”), ma concentrati su episodi concreti. Le storie reali fanno emergere problemi veri.

Se hai accesso ad un gruppo di utenti, prova un focus group: metti insieme 6-8 persone e guidale con domande mirate. Ti accorgerai subito di pattern comuni (es. “tutti odiano dover creare un account obbligatorio”).

Sondaggi e analytics (ricerca quantitativa)

Vuoi dati più ampi? Crea un breve sondaggio online (anche con Google Forms o Typeform) e diffondilo ai tuoi utenti. Bastano 5-6 domande chiare: età, abitudini digitali, obiettivi, difficoltà principali.

Se hai già un sito o un’app, sfrutta Google Analytics o strumenti simili:

  • Quali pagine visitano di più gli utenti?
  • Dove abbandonano il percorso?
  • Che dispositivi usano? (mobile o desktop)

Anche qui, piccolo trucco: non perderti nei numeri, cerca i trend che si ripetono. Se il 70% dei tuoi utenti naviga da smartphone, sai già che la tua persona “mobile first” avrà un peso enorme.

Dati interni aziendali (customer care, report vendite)

Non dimenticare il tesoro che hai già in casa. Il team di assistenza clienti conosce meglio di chiunque altro i problemi più frequenti: chiedi di raccogliere le domande ricorrenti.

Stessa cosa per i report vendite: ti dicono quali prodotti/servizi attirano di più, quali meno. Spesso basta analizzare qualche mese di dati per capire che “Luca, 45 anni, che compra sempre online dopo le 22” è un utente tipo che non avevi considerato.

2. Segmentare gli utenti

Ora che hai raccolto un po’ di materiale, interviste, sondaggi, dati di analytics, insight dal customer care, ti ritrovi probabilmente con un “mare di informazioni”. Bene, il passo successivo è dare ordine al caos e capire quali gruppi di utenti emergono e come raggrupparli in segmenti sensati.

Vediamo come iniziare a segmentare

  • Cerca comportamenti ricorrenti: gli utenti che comprano solo da mobile, quelli che cercano offerte last minute, chi ama la personalizzazione.
  • Individua obiettivi comuni: alcuni vogliono risparmiare tempo, altri risparmiare soldi, altri ancora imparare qualcosa di nuovo.
  • Nota le frustrazioni più citate: se in 10 interviste 7 persone ti dicono che “la registrazione è troppo lunga”, ecco che hai trovato un punto dolente di un intero cluster.

Consiglio pratico: non serve creare 20 micro-segmenti. Parti da 2 o 3 gruppi principali che rappresentino bene il tuo pubblico.

Esempio concreto: un e-commerce di arredamento

Dopo le interviste e i sondaggi, potresti trovarti con questi pattern:

  1. Giovani under 30 che cercano soluzioni economiche e veloci da montare (es. mobili low-cost stile IKEA).
  2. Coppie tra i 35-45 anni che vogliono arredare casa in modo curato e sono disposte a spendere di più.
  3. Professionisti 50+ che cercano qualità e servizio completo (consegna e montaggio incluso).

A questo punto, ogni gruppo diventa la base per costruire una persona.

Un metodo molto utile per visualizzare i vari segmenti è creare una tabella semplice con colonne tipo:

  • Segmento → es. “Giovani under 30”
  • Obiettivi → es. “Spendere poco, arredare velocemente”
  • Frustrazioni → es. “Troppi passaggi in fase di acquisto”
  • Canali usati → es. “Smartphone, Instagram, TikTok”

Così puoi confrontare i gruppi a colpo d’occhio e iniziare a delineare i profili più rappresentativi.

3. Creare le schede personas

Ora che hai i tuoi segmenti, è il momento di dare loro un volto. È qui che nasce la persona UX vera e propria: un profilo semi-fittizio, facile da ricordare e raccontare al team.

L’errore più comune? Creare un foglio pieno di dati impersonali. Una persona deve sembrare un po’ “vera”, altrimenti nessuno la userà davvero nel progetto.

Come costruire una scheda efficace

  1. Nome e foto simbolica: non lasciare la tua persona anonima. Chiamarla “Cliente Tipo 1” non funziona. Meglio “Giulia, la social media manager di Milano” con una foto stock o un’icona. In questo modo, quando in riunione qualcuno dice “Ma Giulia cosa farebbe?”, tutti sanno a chi ci si riferisce.
  2. Dati di base: inserisci età, professione, background. Non serve essere super dettagliati (“ha un cane di nome Rocky”), ma quelle info che aiutano a contestualizzare.
  3. Obiettivi. Scrivi cosa vuole davvero ottenere. Non “comprare un prodotto”, ma “risparmiare tempo quando acquista vestiti online” o “avere una casa arredata senza stress”.
  4. Frustrazioni e pain points. Qui sta la ciccia: cosa gli impedisce di raggiungere i suoi obiettivi? Navigazione complicata, prezzi poco chiari, troppe notifiche…
  5. Comportamenti digitali. Che device usa? Dove si informa? È un tipo da smartphone e social, o preferisce il desktop e le newsletter?
  6. Citazione rappresentativa. Una frase che riassuma il suo approccio. Es.: “Non ho tempo da perdere, voglio un sito che mi faccia acquistare in due click.”

Mi raccomando!! Non esagerare con i dettagli. Una persona deve stare bene in una pagina al massimo, altrimenti nessuno la leggerà mai.

4. Validare e aggiornare

Creare le personas è un grande passo avanti… ma non finisce lì. Una persona non è una foto da appendere al muro e dimenticare, è uno strumento vivo che deve evolvere insieme al tuo progetto e agli utenti.

Perché validare?

Perché c’è sempre il rischio di essersi fatti prendere la mano dalle ipotesi. Magari hai scritto che “Luca, 40 anni, compra sempre dal desktop”… poi però i dati di Google Analytics ti dicono che il 70% degli utenti come lui usa solo smartphone. Ecco, meglio scoprirlo prima di buttare soldi in un design che non serve.

Come validare le personas

  • Test con gli utenti reali: organizza un piccolo test di usabilità con persone che corrispondono al tuo profilo. Se le tue personas “funzionano”, vedrai che i comportamenti corrisponderanno.
  • Chiedi feedback al team: sviluppatori, marketing, customer care. Ognuno ha un pezzo di verità sugli utenti.
  • Confronta con i dati: non fermarti alle impressioni. Controlla se i numeri (analytics, vendite, retention) confermano quello che hai scritto.

Consiglio pratico: prepara una semplice checklist con domande tipo:

  • Questa persona rappresenta almeno il 20% dei nostri utenti?
  • I suoi obiettivi e frustrazioni sono confermati dai dati?
  • È davvero utile per prendere decisioni di design?

Se la risposta è “no”, rimettila a posto.

Aggiornare le personas: quando e come

Gli utenti cambiano. Oggi usano Instagram, domani TikTok, dopodomani chissà. E se il tuo prodotto evolve, cambiano anche le motivazioni e i problemi.

Le personas vanno aggiornate:

  • dopo il lancio di un nuovo prodotto o feature importante.
  • quando noti un cambiamento nei dati (es. boom di utenti mobile).
  • almeno una volta all’anno, come “tagliando di manutenzione”.

Per aggiornarle basta raccogliere nuovi feedback (anche un breve sondaggio ai clienti basta). Vanno riallineati obiettivi e frustrazioni in base ai trend emersi.

Elimina le personas che non sono più rilevanti. Meglio poche, ma utili.

Ricorda: una persona aggiornata è una bussola affidabile. Una persona vecchia, invece, è solo carta inutile che rischia di farti sbagliare strada.

Esempi di personas UX

Persona 1 – E-commerce moda

Nome: Giulia, 29 anni
Professione: Social media manager
Obiettivi: Acquistare abiti trendy velocemente
Frustrazioni: Navigazione complicata, consegne lente
Citazione: “Non ho tempo da perdere, voglio un’esperienza d’acquisto veloce e chiara.”

Persona 2 – App finanza personale

Nome: Marco, 42 anni
Professione: Impiegato amministrativo
Obiettivi: Gestire le spese familiari e risparmiare
Frustrazioni: App troppo complesse, funzioni inutili
Citazione: “Voglio solo un modo semplice per capire dove spendo i miei soldi.”

Best practice per usare le personas UX

Ok, hai creato le tue personas e le hai validate. E adesso? Ecco alcune buone pratiche per sfruttarle al meglio ogni giorno:

1. Portale sempre in riunione

Non lasciare le personas chiuse in una cartella di Google Drive. Stampale, appendile al muro della sala riunioni o crea delle card digitali facili da consultare. In questo modo, quando nasce un dibattito sul design, puoi sempre chiedere: “Cosa farebbe Giulia in questo caso?

2. Usale nei workshop

Le personas sono perfette nei brainstorming di UX o design thinking. Invece di discutere in astratto, il team ragiona sui bisogni di utenti concreti. Questo accorcia i tempi e rende le decisioni più solide.

3. Condividile con tutti

Non devono servire solo al team UX. Marketing, sviluppo, customer care: tutti possono lavorare meglio se conoscono i bisogni e i problemi degli utenti. Più le personas circolano, più diventano strumenti reali di allineamento.

4. Mantienile poche e utili

Non farti prendere la mano: meglio 2-3 personas forti, chiare e usabili, che 10 schede che nessuno legge. Ricorda: una persona deve servire a prendere decisioni, non a fare volume.

5. Aggiornale come un prodotto

Le personas non sono mai “finite”: trattale come parte viva del progetto, da aggiornare e migliorare nel tempo (proprio come faresti con il tuo sito o la tua app).

Conclusione

Creare personas UX non è un esercizio accademico, ma un modo pratico per tenere gli utenti al centro di ogni scelta di design. Se le costruisci bene — basandoti su dati reali, segmenti chiari e schede facili da usare — diventeranno uno strumento potentissimo per:

  • progettare interfacce più intuitive,
  • sviluppare prodotti che rispondono davvero ai bisogni del pubblico,
  • evitare decisioni basate solo su opinioni personali.

Il bello delle personas è che puoi iniziare subito, anche in piccolo: qualche intervista, un sondaggio veloce, un’analisi dei dati che già hai. In poche settimane puoi avere i tuoi primi profili e iniziare a usarli nei progetti.

Ricorda: le tecnologie cambiano, i trend pure, ma una cosa rimane sempre valida — mettere gli utenti al centro è la strada più sicura per costruire esperienze digitali che funzionano.

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