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06 giugno 2025
Redazione ABC
Scopri come si è evoluto il ruolo del graphic design nel mondo del lavoro, sempre più digitale e multicanale. In questa guida cercheremo di delineare le hard e lo soft skill essenziali che i nostri partner ci chiedono per la formazione professionale di questa figura centrale in ogni ambito della comunicazione.
In questo articolo
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Il mondo del design grafico è cambiato radicalmente negli ultimi anni. Una volta il “grafico” era principalmente legato alla stampa e alla creazione di layout statici mentre oggi opera in un contesto digitale e multicanale, in cui i progetti vivono contemporaneamente su carta, web, social media, app e altri media interattivi. La trasformazione digitale ha ampliato il raggio d’azione di questa professione: dalla brand identity alle campagne social, dai siti web alle animazioni video, ogni output visivo deve mantenere coerenza e impatto su più piattaforme. Il ruolo del graphic designer si è evoluto e da semplice esecutore estetico è diventato un professionista strategico che contribuisce alla comunicazione aziendale a 360°. Non basta più realizzare grafiche accattivanti e diventa fondamentale capire come le persone vivono e interagiscono con quei contenuti visivi nei diversi contesti . In altre parole, il designer moderno deve unire creatività, competenze tecniche aggiornate e soft skill trasversali per avere successo in un settore in forte competizione.
In passato il graphic designer era spesso l’ultimo anello della catena produttiva, chiamato ad abbellire un prodotto comunicativo già definito. Oggi, invece, i designer siedono sempre più al tavolo delle decisioni, partecipando alla definizione di strategie di comunicazione sin dall’inizio. La comunicazione visiva è divenuta centrale per il successo di un brand, e il grafico è investito di maggiori responsabilità: deve assicurare coerenza visiva su tutti i canali (dalla grafica del sito web ai post Instagram, dal packaging ai materiali stampati) e contribuire attivamente a come un messaggio viene percepito dal pubblico.
Questa evoluzione è guidata dalla necessità di adattarsi a un ambiente tecnologico in continua mutazione. Nuovi formati e piattaforme emergono costantemente, cambiando il modo di consumare e progettare i contenuti. Stanno emergendo rapidamente formati di comunicazione che richiedono ai designer di “sapersi adattare a qualsiasi situazione” . Significa che un grafico odierno potrebbe dover progettare un’infografica interattiva per il web, una storia animata per i social media e contemporaneamente un manifesto tradizionale, il tutto garantendo un’immagine coordinata del brand.
Parallelamente, l’introduzione di nuovi strumenti e tecnologie sta ampliando le competenze richieste. Ad esempio, l’Intelligenza Artificiale sta automatizzando alcune attività di routine (come il ritaglio di immagini o la generazione di varianti di layout), liberando tempo che il designer può dedicare a compiti più strategici come storytelling visivo e innovazione creativa . L’AI non sostituisce il designer, ma lo potenzia: chi abbraccia queste tecnologie può offrire soluzioni più rapide e creative. Allo stesso tempo, cresce l’importanza di campi come l’UX/UI design (User Experience e User Interface): progettare tenendo al centro l’esperienza dell’utente finale. Viviamo infatti in un’epoca in cui realizzare belle grafiche non basta più; ogni contenuto visivo è anche un’esperienza interattiva per l’utente, dal sito web all’app, fino al packaging di un prodotto. Ecco perché chi vuole lavorare come graphic designer nel 2025 deve padroneggiare concetti di UX e UI design integrandoli nel proprio bagaglio .
Non è più possibile quindi pensare al grafico moderno soltanto come un “artista” del computer, ma questa figura si evolve in un professionista della comunicazione visiva che collabora fianco a fianco con marketer, copywriter, sviluppatori e strategisti. Deve, prima di tutto, comprendere gli obiettivi di business e il posizionamento del brand per cui lavora, in modo da tradurre valori e messaggi in immagini efficaci. Questa tendenza ha portato a dare grande peso alle soft skill da affiancare alle competenze tecniche. Si tratta di entrare in questioni come l'analisi, il pensiero critico, la comunicazione e la capacità di risolvere problemi.
Riassumendo, il ruolo del grafico oggi è molto più ampio e sfaccettato rispetto al passato. Dalla cosmesi estetica si è passati alla strategia visiva: il graphic designer contribuisce a plasmare l’identità di marca, influenza l’esperienza utente sui canali digitali e collabora alla costruzione di campagne di comunicazione integrate.
Le hard skill del graphic designer rimangono il fondamento del mestiere. In primo luogo, è essenziale una solida padronanza dei software di grafica professionali. La Suite Adobe – in particolare Photoshop per il fotoritocco, Illustrator per la grafica vettoriale e InDesign per l’impaginazione – è ancora lo standard industriale e rimane imprescindibile per ogni graphic designer . Questi programmi hanno ciascuno funzioni specifiche, ma insieme coprono le necessità principali della progettazione visiva (dall’editing di immagini alla creazione di loghi e layout editoriali). Ovviamente esistono anche alternative e nuovi tool: ad esempio, software di design e prototipazione UX/UI come Figma, Sketch o Adobe XD sono sempre più diffusi nell’ambito del web e app design. Un grafico al passo coi tempi dovrebbe avere familiarità anche con questi strumenti, specialmente se vuole lavorare su interfacce digitali e progetti interattivi.
Accanto al software, un bravo designer possiede conoscenze approfondite di principi di design visivo. Parliamo di teoria dei colori, uso della tipografia, composizione, layout e gerarchia visiva. Queste basi teoriche permettono di creare progetti graficamente armoniosi e comunicativi. Ad esempio, saper scegliere il font adatto o la palette cromatica giusta può fare la differenza nel trasmettere un certo tono di voce o attirare l’attenzione del pubblico. Una solida cultura del design – che includa anche la storia del graphic design e le tendenze attuali – aiuta inoltre il grafico a trovare ispirazione e a innovare senza tradire i principi della comunicazione visiva efficace .
Nel contesto odierno, vanno ad aggiungersi altre competenze tecniche più interdisciplinari. Poiché la grafica si intreccia sempre più con il digitale, è utile avere almeno nozioni di base di sviluppo web (HTML/CSS) e dei principi di responsive design, in modo da poter dialogare con gli sviluppatori e capire vincoli e possibilità delle piattaforme online. Anche la conoscenza di sistemi di gestione dei contenuti (CMS) come WordPress e di elementi di SEO può rivelarsi vantaggiosa per un grafico che lavora sul web. Se si ambisce a ruoli in ambito motion design o video, diventano importanti competenze in animazione e montaggio: software come Adobe After Effects, Premiere Pro o Blender per la grafica 3D. Insomma, il know-how tecnico del graphic designer si è ampliato e abbraccia oggi vari campi: dalla grafica tradizionale, al web design, all’editing multimediale. Attualmente, lavorare nella comunicazione visiva richiede un know-how interdisciplinare affiancato alle classiche competenze grafiche. Un designer digitale dovrebbe conoscere almeno a livello base i principali linguaggi per il web, i software di grafica, elementi di fotografia e i fondamenti di UX/UI design . Mantenersi aggiornati sugli ultimi tool e tecnologie è anch’esso parte della professionalità: nuovi strumenti più performanti escono di continuo, e chi li sa padroneggiare può guadagnare un vantaggio competitivo.
Se le abilità tecniche sono la base, le soft skill rappresentano ciò che davvero distingue un professionista nel mercato attuale. In un’epoca in cui le hard skill da sole non bastano più, le aziende cercano graphic designer con competenze trasversali ben sviluppate . Questo perché il grafico lavora in team multidisciplinari e spesso funge da ponte tra il linguaggio visivo e quello di altri reparti (marketing, commerciale, sviluppo prodotto, ecc.). Di seguito alcune delle soft skill oggi più richieste per un designer grafico, con relative spiegazioni:
Il campo del design grafico si è ramificato in una serie di nuovi ruoli professionali negli ultimi anni. Un tempo esisteva principalmente il “grafico pubblicitario” generico; oggi, complice la specializzazione e la diversificazione dei media, un creativo formato nella grafica può incamminarsi in percorsi di carriera differenti. Ecco una panoramica di alcuni ruoli chiave in cui un grafico può lavorare attualmente, con una descrizione delle relative mansioni:
Graphic Designer è il termine più classico e indica il progettista grafico polivalente. Questo professionista crea materiali visivi di vario tipo – loghi, brochure, manifesti, copertine di libri, packaging, grafica per social media e così via – con l’obiettivo di comunicare idee e messaggi in modo efficace. Solitamente il graphic designer opera nel mondo del marketing, della comunicazione, della pubblicità o dell’editoria, sia come dipendente interno (in agenzie creative, aziende, tipografie) sia come freelance che offre servizi a più clienti . L’aspetto cruciale del suo lavoro è tradurre le esigenze della clientela in immagini: deve interpretare il brief e poi progettare un prodotto grafico (che sia un logo, un poster o una grafica social) capace di veicolare il messaggio desiderato e ottenere l’effetto voluto sul pubblico . Ad esempio, potrebbe disegnare un logo che racchiuda la brand identity di un’azienda, o realizzare il layout di un catalogo bilanciando testo e immagini per renderlo attraente e leggibile.
Il graphic designer “generico” cura tutti gli aspetti grafici di un progetto: scelta dei font, palette di colori, immagini, impaginazione e così via, assicurandosi che ogni elemento supporti la comunicazione. Può specializzarsi in determinati ambiti a seconda delle sue passioni e opportunità: grafica editoriale (per libri e riviste), grafica pubblicitaria, packaging design, grafica per eventi e così via. In ogni caso, questa figura è spesso il punto di partenza della carriera nel design: permette di costruire un portfolio variegato e di capire su quali aree si è più portati, per eventualmente specializzarsi in seguito.
Spesso confuso con il graphic designer, il ruolo di Visual Designer ha però alcune differenze sostanziali. Il visual designer lavora principalmente sui media digitali e si occupa di progettare e gestire l’identità visiva online di un brand o prodotto. Se il graphic designer tradizionale ha radici nella stampa (brochure, manifesti, ecc.), il visual designer è più orientato a ciò che appare su schermo: interfacce web, app, grafica per social network, banner pubblicitari digitali, e in generale tutta la presenza visiva di un marchio nel mondo online .
In pratica, il visual designer combina competenze di graphic design con nozioni di web design e branding. Il suo compito è assicurarsi che il brand abbia un’immagine coordinata e accattivante su tutte le piattaforme digitali: dal sito web all’aspetto grafico dei profili social, dalle newsletter alle presentazioni aziendali. Mentre il grafico può lavorare su un singolo progetto comunicativo con un messaggio specifico, il visual designer ha una visione più ampia e si occupa di “brandizzare” un marchio, cioè creare e mantenere un’identità visiva forte e riconoscibile nel tempo . Per fare ciò, deve curare ogni dettaglio pratico della brand identity: logo e sue declinazioni, uso corretto di colori e font aziendali, stile delle immagini e delle icone, linee guida grafiche per i vari canali digitali.
Dal punto di vista delle competenze, il visual designer necessita di una formazione più ampia, che include anche UX/UI (perché deve capire come le sue grafiche si inseriscono in interfacce interattive), conoscenze base di linguaggi web come HTML/CSS, capacità di creare prototipi interattivi e spesso anche abilità di editing video/foto. È un ruolo di livello un po’ più avanzato: non a caso molte aziende tendono a riconoscere ai visual designer una retribuzione più alta rispetto ai graphic designer tradizionali, dato che gestiscono un ambito strategico per il brand . Per i neo-diplomati/laureati, può avere senso accumulare prima esperienza come graphic designer e poi orientarsi verso posizioni da visual designer, magari dopo aver approfondito le competenze digitali con corsi specifici.
Le figure di UX Designer (User Experience Designer) e UI Designer (User Interface Designer) sono estremamente richieste nel mercato digitale odierno (vedi il nostro corso completo). Spesso vengono ricercate insieme – infatti molte offerte parlano di UX/UI Designer combinando i due ruoli – poiché entrambe riguardano la progettazione di prodotti digitali (siti web, applicazioni, software) focalizzandosi sull’utente finale.
Per un graphic designer tradizionale, avvicinarsi al mondo UX/UI significa fare un salto ulteriore: occorre imparare strumenti specifici (come Figma, Sketch, Adobe XD per progettare interfacce e prototipi), ma soprattutto abbracciare un mindset orientato all’utente. La buona notizia è che molti principi del design grafico (equilibrio visivo, gerarchia, uso del colore) restano validi, ma vanno applicati tenendo conto dell’interattività e dei comportamenti degli utenti. Chi investe in queste competenze può aspirare a ruoli molto richiesti in società di sviluppo software, agenzie digital, startup tecnologiche, con possibilità di crescita notevoli. È un percorso consigliabile per chi, tra i nuovi grafici, ha particolare interesse per la tecnologia e l’ergonomia delle interfacce.
Con l’esplosione dei video online, delle animazioni nei siti web e dei contenuti dinamici sui social, il Motion Designer (o motion graphic designer) è diventato un ruolo di grande rilevanza. Questo professionista unisce le competenze del graphic design tradizionale con quelle dell’animazione. In pratica, il motion designer crea elementi grafici in movimento: si va da piccole animazioni 2D/3D (per loghi animati, banner animati, infografiche animate) fino a veri e propri video esplicativi con illustrazioni animate, titoli in movimento, effetti speciali e così via.
Le mansioni tipiche includono: progettare storyboard (cioè le sequenze visuali del video/animazione), realizzare grafica vettoriale o illustrata da animare, e poi utilizzare software come Adobe After Effects, Cinema 4D, Blender o altri tool di motion graphics per dare vita al contenuto. Il motion designer lavora spesso in ambito pubblicitario (spot animati, video promozionali per prodotti), nei social media (dove video brevi e animazioni attirano molto più engagement di immagini statiche) e in tutte le situazioni in cui serve comunicare un messaggio in forma audiovisiva accattivante.
Per un neo laureato in grafica, intraprendere la strada del motion design richiede di affinare competenze specifiche: oltre a saper disegnare e progettare uno stile grafico, deve imparare i principi dell’animazione (temporizzazione, transizioni, easing, ecc.) e spesso avere nozioni di audio/video (montare una traccia audio, sincronizzare musica e grafica, eventualmente fare piccoli editing audio). È un campo creativo e in forte crescita, perché i video sono oggi al centro della comunicazione online. Inoltre offre sbocchi in settori come la televisione, il cinema (per i titoli di testa, i titoli di coda o gli effetti visivi integrati), gli studi di produzione video e i videogiochi (per interfacce e animazioni 2D).
Va notato che il motion designer, soprattutto in studio piccoli, può ricoprire un ruolo trasversale che include anche quello di video editor. Avere dunque una base di montaggio video e conoscenza di software come Premiere Pro o Final Cut può essere molto utile. In ogni caso, creatività e senso del ritmo sono qualità fondamentali per eccellere in questa professione. Se animare le proprie grafiche e vedere i propri disegni prendere vita vi entusiasma, questo potrebbe essere il ruolo giusto da perseguire.
Nel settore pubblicitario e creativo, la posizione di Art Director è quella di colui/colei che dirige e supervisiona il team creativo e l’ideazione visiva di campagne e progetti. Si tratta spesso di un punto di arrivo nella carriera di un grafico, più che di un ruolo iniziale . Tuttavia esistono anche posizioni di Junior Art Director pensate per creativi con qualche anno di esperienza che affiancano art director senior in agenzia, contribuendo alle idee e imparando le doti di leadership sul campo.
L’art director è responsabile dell’idea creativa complessiva e dell’immagine coordinata di una campagna o di un progetto. In una grande agenzia pubblicitaria, ad esempio, l’art director lavora in coppia con un copywriter per trovare il concept di una campagna, e poi guida il team grafico nella realizzazione pratica, assicurando che tutti i materiali (annunci, spot, materiale social, eventi, etc.) siano coerenti con quella visione creativa. In contesti più piccoli, l’art director può essere coinvolto direttamente anche nell’esecuzione di alcuni elementi grafici, ma in generale il suo ruolo è più di coordinamento e supervisione. Deve dare linee guida, fare scelte estetiche importanti, decidere (in accordo col cliente o i direttori creativi) lo stile da adottare, e poi verificare che il lavoro dei designer rispetti qualità, tempi e obiettivi prefissati .
Per svolgere questo lavoro servono competenze solide e anni di esperienza, oltre a spiccate doti di leadership. Infatti un art director efficace possiede molte delle soft skill di cui parlavamo prima a un livello avanzato: capacità di persuasione (per far approvare le proprie idee sia internamente che al cliente), eccellenti abilità di comunicazione, attitudine al problem solving, organizzazione nel gestire progetti complessi e leadership per motivare e dirigere il team creativo . Non è un caso che spesso gli annunci per art director richiedano un background di almeno 5-7 anni in agenzie o studi grafici. Tuttavia, per i giovani grafici ambiziosi esistono opportunità di entrare come junior in questo ruolo, soprattutto in realtà dove il team è ridotto. In questi casi il junior art director partecipa attivamente al brainstorming creativo, può gestire piccoli progetti sotto supervisione e in generale fa da “braccio destro” dell’art director senior, imparando sul campo come coniugare creatività e gestione del lavoro altrui.
In prospettiva, diventare art director è l’obiettivo di molti graphic designer, poiché consente di esprimere al massimo la propria visione creativa e di avere maggiore responsabilità (e soddisfazioni) nei progetti. È bene però essere consapevoli che si tratta di un ruolo che richiede molta dedizione, aggiornamento continuo e capacità di reggere lo stress e le sfide organizzative.
Oltre a quelli citati, esistono altre figure professionali in cui le competenze di un grafico trovano applicazione. Ad esempio, l’Illustratore o Digital Artist è specializzato nel creare disegni e immagini originali (a mano o digitali) per libri, riviste, videogiochi, pubblicità – un ambito adatto a chi ha spiccate doti artistiche nel disegno. C’è poi il Web Designer, che unisce skill grafiche e competenze di sviluppo front-end per costruire siti web: spesso lavora a cavallo tra design e codice, occupandosi sia dell’aspetto visivo del sito sia della sua realizzazione tecnica in HTML/CSS . Un web designer deve assicurare che il sito sia esteticamente curato, coerente col brand, usabile e responsive su vari dispositivi – ruolo che può sovrapporsi in parte a UX/UI designer nelle piccole aziende.
Possiamo menzionare anche il Visual Merchandiser, che progetta l’allestimento visivo di negozi e punti vendita (vetrine, esposizioni interne) sfruttando principi di grafica e comunicazione visiva per attirare clienti – una combinazione di design e marketing nel mondo retail. Oppure il Brand Designer/Logo Designer, specializzato nel creare loghi e identità visive corporate. Insomma, i percorsi di carriera nel mondo del design sono molteplici: durante la formazione e le prime esperienze lavorative, sarà utile esplorare diversi ambiti per capire quale si adatta meglio alle proprie capacità e interessi.
Come emerge, per avere successo come graphic designer oggi bisogna essere un po’ “tuttologi” della comunicazione visiva: da un lato artisti digitali altamente competenti con gli strumenti e le tecniche del mestiere, dall’altro professionisti versatili capaci di ragionare in ottica di branding, marketing e collaborazione. Questa combinazione di skill rende il profilo più spendibile e pronto ad adattarsi ai vari ruoli che il settore offre attualmente.
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